sabato 7 febbraio 2015

Pino Daniele, il racconto choc di Amanda: "Ecco i suoi ultimi istanti..."

Quella maledetta sera del 4 gennaio, dalla casa di campagna tra Magliano e Orbetello, correndo verso l'Ospedale di Roma, "Pino riferiva continuamente i sintomi di quello che gli stava accadendo. Quando il navigatore indicava che mancavano sei minuti all'ospedale S.Eugenio, ha smesso di parlare, credevo fosse svenuto": la compagna del cantautore Amanda Bonini arricchisce di nuovi dettagli il racconto di quella notte, dopo aver letto sui giornali le indiscrezioni relative all'autopsia, secondo le quali un problema ad un by-pass potrebbe essere tra le cause della morte. La Procura di Roma indaga per capire se, con un intervento più tempestivo, Pino Daniele avrebbe potuto salvarsi. Amanda racconta: "Non voleva farsi mettere le mani addosso da nessuno che non fosse il suo cardiologo di fiducia. Non aveva i sintomi dell'infarto e voleva essere portato a Roma". 
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A chi la accusa di non aver saputo gestire la situazione, Amanda risponde: "Non lo abbiamo contraddetto per non farlo agitare di più. Pino era determinato e autoritario. Nessuno avrebbe potuto fargli cambiare idea". In auto "diceva di sentire un formicolio alle gambe e pensava che fosse un ictus". "Sono serena - conclude - perché ho rispettato la sua volontà. Ora mi sento come Cristo in croce. È stata una tragica fatalità. Quando mi sveglio la vita - dice Amanda che ha ripreso il suo lavoro di insegnante - è un incubo e a volte penso che non vorrei svegliarmi più". Poi precisa che nella casa di campagna in Toscana "c'erano, oltre ai due figli più piccoli di Pino e alla sua figlia più grande, Cristina, anche i miei, Francesco 18 anni, che su mio ordine ha chiamato l'ambulanza dal cellulare, ed Eleonora, 15 anni".

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